Pubblicato il numero di gennaio-febbraio della Rivista Italiana di Teosofia

Pubblicato il numero di gennaio-febbraio della Rivista Italiana di Teosofia

È uscito il numero di novembre-dicembre 2021 della Rivista Italiana di Teosofia. Oltre ad una serie di articoli di approfondimento la Rivista pubblica aggiornamenti sulle attività teosofiche in Italia e nel mondo e anche notizie d’interesse nel campo dell’arte, della scienza e della società.

In questo numero segnaliamo:

- L’editoriale, dedicato all’Adyar Day. Ogni anno, il 17 febbraio, viene ricordato Adyar, il “luogo” per eccellenza della Società Teosofica, scelto da Helena Petrovna Blavatsky ed Henry Steel Olcott negli Anni Ottanta dell’Ottocento per diventare, nei pressi della citta di Madras, ora Chennai, nel sud dell’India,  la sede del Quartier Generale della S.T.  Un luogo che mantiene a tutt’oggi il fascino di una tradizione che si riconosce nella vibrazione del Bello, del Buono e del Vero. Il testo è a firma di Margaret Bove Sturman, teosofa che vive a Napoli e che ha visitato Adyar molte volte. L’autrice ricorda che “Adyar è impregnata di vibrazioni e di una luce radiosa che ci avvolgono in moda da diventare un tutt’uno. Non c’è bisogno di parlare perché non c’è niente da dire, è tutto lì, nella Presenza. La vita diventa una meditazione spontanea, corale, un’armonia unica”. 

- l'articolo “La Luce sul Sentiero, paradossi dell’evoluzione spirituale”. Si tratta del testo della relazione tenuta da Patrizia Moschin Calvi in occasione del 107° Congresso Nazionale della Società Teosofica Italiana (settembre 2021). La “Luce sul Sentiero” è un classico della letteratura teosofica, pubblicato da Mabel Collins nel 1885. Il testo è diviso in due parti, contenente ciascuna 21 aforismi. C’è anche una breve sezione dedicata al karma e, infine, alcuni commenti. Patrizia Moschin Calvi osserva che: “Scritta in forma di paradossi, la prima parte contiene una serie di ingiunzioni utili a chi, avendo deciso di percorrere il Sentiero, è diventato consapevole della natura duale del Sé e cerca di lavorare per soggiogare quella inferiore. La seconda parte tratta del lavoro susseguente, una volta che il discepolo è riuscito a entrare nel silenzio interiore e, ottenuta la consapevolezza del Sé Superiore, sorgente dell’azione impersonale, potrà così realizzare lo scopo trascendente della vita”.  L’autrice della relazione, dopo aver ripercorso i tratti salienti dei contenuti del testo della Collins, sottolinea come il processo che porta alla percezione del proprio Sé Superiore e alla coscienza cosmica “non andrebbe forzato con pratiche o esercizi, perché la struttura che deve sostenere l’essere umano in questo nuovo stadio, se non ben consolidata in ogni suo aspetto, fisico, emozionale, mentale , morale, ecc., può facilmente crollare su se stessa, trascinando nella propria rovina anche altri”.  

- l'articolo di Giorgio Manera “L’insegnamento dei saggi e dei Maestri illuminati nel corso dei secoli” , che ripercorre con incisività e ampiezza di vedute il contributo che alcuni saggi e Maestri illuminati nel corso dei secoli hanno portato allo sviluppo della consapevolezza dell’umanità. Le scelte di Manera non sono prive di originalità: se da un lato sono presenti le figure di Giobbe e del Buddha e, nell’ambito teosofico quelle di Madame Blavatsky e di Radha Burnier, dall’altro troviamo Amleto, Mikhael Aivanhov e persino Tony Packer, una splendida anziana signora, insegnante di yoga che, “un giorno ha conosciuto Krishnamurti e quell’incontro, dice, le ha cambiato la vita”. Una parte importante dell’articolo è riservata alla via dello Zen e a due grandi Maestri di questa tradizione: Hui-Neng e Achan Shumedo. L’autore ricorda che “Una volta, un famoso “guru” si recò da Krishnamurti e gli disse che aveva letto tutti i libri sacri e aveva parlato con tanti Maestri, ma la sua vita era ancora vuota, senza il senso del Divino.  Krishnamurti capì che quell’uomo, che si era avvicinato a lui con umiltà, non aveva bisogno di altre parole o di leggere altri libri. Gli prese le mani e rimase con lui, a lungo, in silenzio… A volte le parole non servono o sono di ostacolo quando si vuole stabilire una relazione profonda”.

Link: https://www.teosofica.org/it/materiale-di-studio/rivista-italiana-di-teosofia/,446